venerdì 10 aprile 2015

Asfissia della critica.


Esercitare la nostra capacità di critica richiede diverse abilità: la capacità di comprensione, quella di esprimersi e la capacità di mettere in atto un processo di confutazione.

Ecco che i dati pubblicati nel 2011, sul livello d'istruzione in Italia assumono una rilevanza allarmante: soltanto il 29% degli italiani sarebbe in possesso degli strumenti linguistici per padroneggiare l'uso della lingua italiana.

Il 71% degli italiani  – ha detto il linguista Tullio De Mauro – si trova al di sotto del livello minimo di lettura e comprensione di un testo scritto in italiano di media difficolta’: il 5% non e’ neppure in grado di decifrare lettere e cifre, un altro 33% sa leggere, ma riesce decifrare solo testi di primo livello su una scala di cinque ed e’ a forte rischio di regressione nell’analfabetismo, un ulteriore 33% si ferma a testi di secondo livello.

Non piu’ del 20% possiede le competenze minime per orientarsi e risolvere, attraverso l’uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della vita sociale quotidiana. Lo dicono due recenti studi internazionali, ma qui da noi nessuno sembra voler sentire.

Un popolo informato è un popolo disinformato.

Genesi dell' IDI. L'Insostenibile Debito Italiano

Nino Galloni, ex alto funzionario del Tesoro, racconta una storia italiana...



mercoledì 18 aprile 2012

Il merito di essere associati alla parola Italia.

Speculatori ed evasori fiscali portano avanti "logiche asociali" e di "disprezzo del bene comune", e "non meritano di essere associati alla parola Italia".

Lo ha detto il presidente Giorgio Napoletano agli Stati generali della Protezione civile e del volontariato il 13 aprile scorso a Roma, nell'Aula Magna dell'Università di Roma Tre.

Rivolgendosi ai presenti ha aggiunto:"L'Italia della solidarietà è davvero l'Italia migliore". "Il paese presenta di sè diverse immagini e diverse logiche di comportamento", a persone che svolgono volontariato si oppongono "logiche particolaristiche, asociali e di aperto disprezzo del bene comune" soprattutto "le logiche irresponsabili del rifiuto del dovere fiscale".


Gentile presidente, 
è giusto chiedere ai cittadini di finanziare i costi che la politica esige sostenendo siano necessari e imprescindibili per la garanzia di uno Stato democratico?

 A questo proposito la esorto  a riflettere sul quel comportamento che lei richiama, a quel disprezzo del bene comune che merita - a chi lo pratica - di non essere associato alla parola Italia.  A quelle logiche irresponsabili del rifiuto del dovere fiscale, cioè di quel dovere che c'impone di contribuire e non di aggravare il carico fiscale

Lei ritiene essere un esempio virtuoso?

Mi chiedo, da italiana e non da cittadina tedesca, come le sue parole possano conciliarsi con il comportamento che lo ha visto protagonista qualche anno fa - precisamente il 17/03/2004 in un servizio andato in onda in prima serata sulla tv tedesca 'Stern' quando lei era membro della Commissione Costituzionale del Parlamento Europeo - come rappresentante istituzionale del suo Paese, con chi, da giornalista - seppur tedesco - lecitamente le ha rivolto una semplice domanda, quand'anche - ovviamente - le sia risultata sgradevole.

Gliela ripropongo, affinché lei possa replicare una pacata e sobria risposta, magari senza chiamare la polizia. Perché ha presentato una nota spese per documentare un volo aereo di andata da Roma a Bruxelles di circa 800 euro quando quel volo risulta costare meno di 90 euro? 
Sappiamo che questa è una pratica "legalizzata" non certo dai cittadini, ma dagli stessi parlamentari che hanno approvato la norma che autorizza il finanziamento, rendendolo perfettamente legale: chiamando "indennità di viaggio" ciò che rappresenta il rimborso delle spese di viaggio ma di fatto è equiparabile ad un secondo stipendio... ma la prego, per rispondere, si prenda tutto il tempo, tanto non c'è fretta e poi ci sono cose di ben altra urgenza.


Ripropongo - per sua soddisfazione - anche l'invito che ci ha rivolto a non demonizzare i partiti quando in un intervista rilasciata al giornale La Repubblica ci ricorda la figura del dirigente democristiano Benigno Zaccagnini:

"Egli lo fece da uomo sommamente probo, con quella tensione ideale e morale e con quello spirito di servizio, che scaturivano da un'autentica vocazione alla politica, praticata con fede nei valori da diffondere e consolidare, senza mai smarrire quello che egli definiva l'aspetto più profondamente umano della politica e senza venir meno a una ricerca esigente che deve - diceva - trasparire dai nostri comportamenti.
Ed era in questo quadro che Zaccagnini invocava il partito come strumento.
Ecco, il partito e la politica possono e debbono - ancor oggi - essere questo. Non sono il regno del male, del calcolo particolaristico e della corruzione. Il marcio ha sempre potuto manifestarsi e sempre si deve estirpare ma anche quando sembra diffondersi e farsi soffocante, non dimentichiamo tutti gli esempi passati e presenti di onestà e serietà politica, di personale disinteresse, di applicazione appassionata ai problemi della comunità. Guai a fare di tutte le erbe un fascio a demonizzare i partiti a rifiutare la politica".

Guai!!!! Sono proprio quelli, in cui ci avete scientemente messi. Il popolo sobriamente ringrazia.
Prima di redarguire gli italiani sul merito dei loro comportamenti, sarebbe opportuno rivolgersi con maggiore forza e credibilità, 'imponendo' provvedimenti drastici, non solo ai cittadini, ma anche a chi grava sui cittadini.

Lei parla di esempio. Io le chiedo: chi ha rinunciato al pubblico finanziamento che il popolo 'sovrano' aveva negato con risposta referendaria del 1993 (con oltre 90% di risposte affermative)?

Lei sostiene che questo finanziamento sia uno strumento garante della democrazia. Io le chiedo: garante di quella stessa democrazia che lei vuole far tacere, dimenticando il risultato a maggioranza bulgara del referendum abrogativo?

Dal 1994 ad oggi 2,7 miliardi di euro hanno riempito le casse dei partiti, i nostri rappresentati politici si sono auto-assegnati lauti guadagni, promulgando una legge ad hoc per autorizzare 'i rimborsi spese elettorali'. Dal 1994 al 2008 la Corte dei Conti rivela che le spese elettorali ammontano a 579 milioni di euro, i rimborsi erogati invece sono pari a 2 miliardi e 254 milioni di euro. Il che equivale ad un guadagno per i partiti politici di 1.600 milioni di euro pubblici, che spendono, senza nessun controllo e vincolo. Una legge del 2006 ha inoltre consentito ai partiti di continuare ad incassare i contributi fino al quinto anno, in caso d'interruzione prematura della legislatura, anche per i partiti usciti dal parlamento. Solo recentemente la norma è stata abrogata.

Dal 1999 al 2008, mentre le retribuzioni dei dipendenti pubblici crescevano del 42,5% i 'rimborsi' elettorali sono incrementati del 1.110% (passando dalle 800 lire del 1993 ai 5 euro del 2002 per ogni elettore).

Tutto questo s'intende, non nega minimamente ai partiti la possibilità di ricevere finanziamenti privati i quali anzi, vengono agevolati da un regime fiscale molto favorevole. Per esempio una donazione di 100.000 euro a favore di un iniziativa sociale ci agevola con un risparmio di 392 euro di tasse contro i 19.000 euro di tasse detratte ai privati finanziatori dei partiti: una detrazione fiscale 51 volte maggiore.


Cosa è cambiato rispetto a quando i cittadini non erano costretti a pagare i partiti? Regalare soldi ai partiti non ha ridotto la corruzione, che oggi è accresciuta. E pesa ancor più prepotentemente sulle spalle dei cittadini.

Quale esempio offre questa classe politica che, difronte ai sacrifici imposti al paese per fronteggiare una crisi finanziaria - causata da attacchi speculativi e forti liberalizzazioni in nome della globalizzazione - risponde cedendo la sua sovranità? Questo è un processo che pesa sulle spalle dei cittadini, sottraendo loro risorse e diritti. Cosa avete prodotto? Dove ci avete condotti? Quali degni esempi mi può citare? Forse qualcuno, ma non ha fatto la differenza e questa è la sua colpa!

Un comportamento scorretto non diventa corretto solo per effetto di una legge... e viceversa. E i cittadini, a tal in proposito, già si sono espressi chiaramente e democraticamente.

Lei per un certo verso ha ragione: noi italiani non meritiamo questa Italia.

martedì 17 aprile 2012

La prostituzione di uno Stato Sovrano: i mercati entrano con la regola d'oro nella Costituzione italiana.

Un colpo di stato ci ha travolti nella totale insostenibile inconsapevolezza di chi non avendo protezione, ne accuserà gli effetti.

Oggi, con la subordinazione economico-finanziaria all'ordinamento dell'Unione Europea e l'entrata del pareggio di bilancio in costituzione, in materia di diritto, il cittadino viene retrocesso e il mercato entra prepotentemente nella nostra Hit Costituzionale.

La riforma riscrive quattro articoli della nostra Costituzione:

L'articolo 81
Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle
fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali tra cui sono incluse gravi recessioni economiche, crisi finanziarie, gravi calamità naturali. (...)

L'articolo 97
Le pubbliche amministrazioni in coerenza con l'ordinamento dell'Unione europea, assicurano l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico. (...)

L'articolo 117

La potestà legislativa e' esercitata  dallo Stato e dalle  Regioni  nel  rispetto  della  Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento  comunitario
e dagli obblighi internazionali. (...)

L'articolo 119
I Comuni, le Province, le città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci e concorrono ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari dovuti all'ordinamento dell'Unione europea. (...)

Gli articoli 97, 117, 119, sono ovviamente emblematici. L'Italia ha perso la sua 'Sovranità' diventando 'ufficialmente' schiava dei dettami dell'Ue che nega alle pubbliche amministrazioni italiane ed ai suoi enti locali, bilanci senza placet.

L'articolo 81 - che impone la regola d'oro del pareggio di bilancio - obliga sostanzialmente il paese a spendere senza indebitarsi. Detto così, sembrerebbe ragionevole. Ma sostanzialmente questa regola si tradurrà - in caso di entrate insufficienti (scenario attualissimo) - in aumento del prelievo fiscale, svendita del 'nostro' patrimonio, privatizzazione dei servizi pubblici con un aumento dei costi per i cittadini che pagheranno tariffe maggiorate dei profitti che necessariamente esigeranno le imprese private per l'erogazione di ciò che è strategico e imprescindibile per tutti noi. Insomma un impoverimento del Paese.

Bisogna ricordare, che prima dell'avvento della moneta unica - che ha significato la perdita della sovranità monetaria - il Paese poteva ricorre a politiche monetarie mirate al benessere dei cittadini, ricorrendo ad un finanziamento a condizioni agevolate, prive della speculazione dei mercati. Potevamo stampare moneta per finanziare il paese e non le banche (come avviene oggi). Concorrendo, attraverso questa leva, all'accrescimento della nostra economia e non alla sua recessione. Potere che con l'introduzione dell'euro è stato consegnato nelle mani dei mercati dominati dalla grande finanza, che gestisce e possiede i titoli di debito degli Stati sovrani determinando praticamente i loro tassi d'interesse.

Gli Stati diventano costituzionalmente subordinati alle istanze dei mercati: quando si accaniscono con la speculazione rendono i debitori impossibilitati a pagare, imponendo loro abbattimenti dello Stato sociale ma anche contenimento di investimenti, altrimenti produttivi e potenzialmente concorrenziali per le grandi lobby.

Per il cittadino significherà dover pagare tutti i conti, costi quel che costi. Senza invocare il diritto al default. Lo Stato - per salvarsi - non può sottrarsi al pagamento dei suoi debiti: scongiurando la più forte paura dei grandi speculatori finanziari. Piuttosto meglio condannare a morte chi non riesce a stare a galla, pagando il suo tributo alla finanza.

Quest'ultimo atto di revisione costituzionale, porta a compimento un lungo percorso di cessione di sovranità che ci consegna definitivamente nelle mani di privati interessi, mettendo in atto una vera e propria cessione della politica economica del nostro Paese che non saremo più in grado di controllare e indirizzare.

Ecco cosa hanno votato i nostri politici oggi - nel silenzio quasi assoluto della stampa - in via definitiva e senza ricorso al quesito referendario: la nostra fine come nazione e come Stato sovrano. Prima ci negano la politica monetaria, poi ci controllano la politica economica.

Ora ciò che incide sulla nostra Istruzione, Previdenza, Sanità, Ricerca, Cultura, Ambiente, e tutto ciò che è strategico e vitale per il Paese - con l'avallo della Carta Costituzionale italiana - è sotto il controllo dell'Ue che ci rimette al fondo salva-stati ESM (o MES) (da finanziare a luglio prossimo con 14,4 mld di euro per l'Italia), alla BCE, al FMI, insomma, ai poteri finanziari mondiali, che controllano i flussi di credito agli Stati, tramite l'acquisto di titoli del debito pubblico. Stabilendo, di fatto, cosa possiamo o non possiamo fare.

giovedì 12 aprile 2012

Alto Tradimento: Napolitano e Monti denunciati per attentato contro lo Stato.

La denuncia è di quelle che fanno notizia. Ma al di là dei blog di internet è Vanity Fair a riportarla, quasi come un gossip.

Il 4 aprile Paola Mursu, un'avvocato di Cagliari sporge formale denuncia nei confronti del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio, di tutti i ministri e i membri del parlamento.

La Mursu ci ricorda: "L'Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione" sottolineando che il "contenuto essenziale e imprescindibile della sovranità di un popolo è dato dalla propria sovranità in materia di politica monetaria, economica e fiscale" specificando che "è con essa, ed attraverso i suoi strumenti, che il popolo determina le sue sorti". "Svuotare un popolo e la sua sovranità di quello specifico contenuto, significa, e comporta privarlo della sovranità stessa, in quanto lo si priva della facoltà e del potere di determinare il proprio destino ed il proprio stesso 'essere', compromettendone la sua stessa esistenza".

Nell'esposto viene chiarito che dal Trattato di Maastricht fino ad arrivare al Fiscal Compact del 2 marzo 2012, in violazione degli articoli 1, 11, 91 e 139 della Costituzione, "hanno consegnato la sovranità del popolo italiano in materia di politica monetaria, economica e fiscale e, con essa, la sostanza essenziale ed intangibile della sovranità popolare, nelle mani di organismi esterni alla Repubblica (BCE, SEBC, Commissione), di struttura e composizione prettamente oligarchica e privi di alcun fondamento democratico e, tanto meno, repubblicano e senza che il popolo vi abbia mai manifestato espresso e formale consenso".

Paola Musu aggiunge come sia "chiaro ed evidente il sovvertimento dello stesso impianto repubblicano e democratico dello Stato" culminato nella "recente destituzione di un governo avvenuta in modo del tutto 'anomalo' e totalmente al di fuori dai principi e dalle norme previste nel nostro ordinamento, nonché in aperta violazione dell'articolo 94 della Costituzione" un governo "illegittimamente sostituito con un 'soggetto' che rappresenta, già solo nella persona del Presidente del Consiglio, una chiara espressione della citata oligarchia". Svela infatti le partecipazioni di Mario Monti ad influenti gruppi di potere: "nonostante le annunciate dimissioni, nello Steering Committee del Bilderberg" "Monti è sul sito ufficiale dello stesso alla data del 29 marzo 2012, nonché nel Comitato esecutivo dell'Aspen Institute e, dal 2010 sino alle dimissioni, avvenute successivamente alla nomina alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato Presidente della Trilateral Commission per la regione europea, organizzazione che non nasconde nelle pagine del suo sito ufficiale il particolare interesse al rapido raggiungimento dell'unificazione europea e convinta che l'eccessiva partecipazione democratica sia un male".

I reati ravvisabili, come si legge nel documento protocollato e presentato presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Cagliari, sono:

- Attentato contro l'integrità, l'indipendenza o l'unità dello Stato (241 c.p. )
- Associazioni sovversive (270 c.p.)
- Attentato contro la Costituzione dello Stato (283 c.p.)
- Usurpazione di potere politico (287 c.p.)
- Attentato contro gli organi costituzionali (289 c.p.)
- Attentato contro i diritti politici del cittadino (294 c.p.)
- Cospirazione politica mediante accordo (304 c.p.)
- Cospirazione politica mediante associazione (305 c.p.)

Non c'è che dire, un bel palmarès.

Ora spetta al Tribunale di Cagliari stabilire se ci sono i presupposti per una indagine o per l'archiviazione dell'esposto dell'avvocato Paola Mursu.

Ma l'avvocatessa non è sola, le denunce si moltiplicano. Segue anche quella del giornalista Paolo Barnard (co-fondadore del programma televisivo Report) che aggiunge Mario Draghi alla lista per "attentato contro la Costituzione" e non solo.

Lo stesso invita chiunque nutra lo stesso pensiero a fare altrettanto per la lotta contro un sistema che ci sta distruggendo.


Intanto su facebook vengo pubblicati gli elementi utili ad una denuncia per alto tradimento a carico dei massimi esponenti delle istituzioni italiane stilando l'elenco delle violazioni da accertare.

Il cambiamento incomincia dal basso!


Testo della denuncia in Procura del 2 aprile 2012



La sovranità appartiene ai popoli che l'hanno persa.


Nigel Farange, deputato europeo e Presidente EFD 
Parlamento Europeo - Strasburgo - 16/11/2011





Nigel Farange, deputato europeo e Presidente EFD
Parlamento Europeo - Strasburgo - 16/06/2010

giovedì 15 marzo 2012

Record del Debito Pubblico a gennaio vola a 1.935,8 mld: grazie al Salva-Stati.


disegno di Massimo Cavezzali


Oggi Il Sole 24 Ore segnala l'aumento del debito pubblico a gennaio. In base ai dati contenuti nel Supplemento al Bollettino Statistico "Finanza Pubblica, fabbisogno e debito" della Banca d'Italia.

"Nel mese in esame il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 37,9 miliardi rispetto al mese precedente, portandosi a 1.935,8 miliardi. 
L'incremento del debito, spiega Bankitalia, «riflette principalmente l`accumulo delle disponibilità del Tesoro presso la Banca d`Italia (32,6 miliardi), che sono aumentate come avviene regolarmente in questo periodo dell`anno. A tale aumento si aggiunge il fabbisogno del mese (4,0 miliardi). 
Al riguardo, si ricorda che ciò che rileva, anche ai fini delle procedure europee, non è il valore assoluto, ma il peso del debito in rapporto al Pil». 
Dal Bollettino emerge poi il calo delle entrate tributarie a gennaio: nel mese scorso, infatti, sono risultate pari a 30,50 miliardi, in flessione di 0,1 miliardi (-0,5%) rispetto al gennaio del 2011. 
Sempre a gennaio  - riferisce Bankitalia - il fabbisogno si è attestato a 4 miliardi: registrando una crescita di 1,5 miliardi rispetto a gennaio 2011.
Ciò è attribuibile principalmente all'incremento della spesa per interessi e al pagamento della quota di competenza dell`Italia dei prestiti erogati dall`Efsf (fondo salva-Stati) parzialmente controbilanciato dall`incremento delle entrate fiscali e dalla flessione della spesa primaria."




Un sentito grazie all'incremento degli interessi sul debito e al fantastico pagamento della quota italiana per i prestiti erogati dall`Efsf (primo fondo salva-stati) che sicuramente ci salverà dai nostri conti.

Attendiamo con ansia metà anno: per pagare la prima maxi-rata da quasi 3 miliardi dell'altro fondo salva-stati - quello che diventerà permanente - l'Esm (European Stability Mechanism). La prima di cinque rate annuali. E questo è solo l'inizio.

Non c'è che dire, i fondi salva-stati servono; affinché ci siano degli stati da salvare.


Fonte: Il Sole 24 Ore
Dati: Supplemento al Bollettino Statistico "Finanza Pubblica, fabbisogno e debito" della Banca d'Italia

Why I Am Leaving Goldman Sachs.

«Oggi è il mio ultimo giorno in Goldman Sachs».

Così inizia la lettera aperta di Greg Smith - direttore esecutivo a capo della sezione di Goldman Sachs sui derivati azionari per l'Europa, il Medio Oriente e l'Africa - pubblicata ieri sul New York Times

Dopo 12 anni di lavoro tira le somme di un bilancio amaro, raccontando quanto sia diventato tossico e distruttivo il colosso americano.

Ciò che rivela - in grande sintesi - è che gli interessi della grande banca d'affari sono sempre anteposti a quelli dei clienti, in gergo chiamati «muppet». Ed è facile cogliere il perché: i clienti devono essere come pupazzi da maneggiare a proprio piacimento, per vendergli qualunque cosa sia redditizia per la Goldman Sachs.

Racconta di un declino morale insostenibile per la compagnia come per il mercato.

Precisa che per diventare un leader e fare carriera, tre sono le regole d'oro da seguire: 'Execute on the firm’s axes' che nel gergo di Goldman significa convincere i propri clienti ad investire in azioni o altri prodotti di cui la Goldman si vuole sbarazzare perché non considerati ad alto profitto potenziale; 'Elephants Hunt' cioè convincere i propri clienti - alcuni dei quali sono sofisticati e altri no - ad acquistare qualunque cosa porterà il più grande profitto per Goldman; trovarsi seduti alla poltrona giusta  per vendere qualsiasi prodotto 'illiquido' e 'opaco' con un acronimo di tre lettere

Poi dichiara "Sarò pure, vecchio stile, ma non mi piace vendere ai miei clienti un prodotto che è sbagliato per loro".

Smith fa anche riferimento alle accuse per frode della S.E.C. autorità pubblica statunitense che regola la borsa e vari aspetti della finanza (l'equivalente americano della CONSOB) e cita i casi Fabulous Fab, Abacus, God’s work, Carl Levin, Vampire Squids.

Ma neanche tutti questi scaldali sono riusciti a cambiare il comportamento della compagnia. "Nessuna umiltà? Ma insomma, andiamo. Integrità? E' erosa."


Per questi motivi ha ritenuto fosse arrivato il momento di lasciare l'azienda e far suonare un campanello d'allarme sperando che non rimanga inascoltato ai vertici della Goldman Sachs: 


«Le persone che si preoccupano solo di fare soldi, non sosterranno questa azienda - o la fiducia dei suoi clienti - ancora per molto».

Tuttavia il mio pensiero vola sugli interessi di queste grandi corporazioni bancarie  e su come e quanto si siano oggi concentrati sui paesi e sui loro debiti sovrani, molto più facili da manipolare, visto che chi firma i contratti, non è chi si assumerà il carico di queste scelte, che spesso ricadono sulle future generazioni.

Queste dichiarazioni evidenziano l'uso improprio del termine 'mercato' da parte dei media e della politica. Si parla di mercato che chiede, esige, necessita, impone, ha paura, perde fiducia... un  mercato che bisogna ascoltare, tutelare, lasciare libero: ma chi è veramente, il mercato?
Ma il mercato siamo noi, i 'muppets'. Tuttavia noi non siamo nelle condizioni di comprendere. Chi invece detiene 'la conoscenza' è proprio chi chiede, esige, necessità, impone, sono coloro che operano sul mercato, cioè, la grande finanza. Sono loro che parlano per noi, contro di noi: il libero mercato controllato. Loro liberi, noi controllati.

Chissà se Mario Monti l'ha lasciata...


Ma ecco come commenta la notizia Luigi Guiso sul Sole 24 Ore di oggi.

"All'indomani del caso, e in piena crisi finanziaria, Paul Krugman, scrivendo sul New York Times e dando voce al sentire comune di molti investitori, poneva la domanda paradossale: «Che cosa differenzia ciò che ha fatto Wall Street dall'affare Madoff?» Beh - diceva Krugman – «Madoff ha semplicemente saltato alcuni passaggi appropriandosi direttamente dei soldi dei suoi clienti piuttosto che incassare salate commissioni mentre si esponevano gli investitori a rischi che non erano in grado di capire».
Una congettura-provocazione basata su indizi e su pezzi di evidenze indirette. Ora questa tesi riceve un supporto dalle dichiarazioni, apparse sul New York Times, di Greg Smith, direttore esecutivo a capo della sezione di Goldman Sachs sui derivati in azioni per l'Europa, il Middle East e l'Africa. Smith, che ha scelto di lasciare l'azienda accusandola di perpetuare una politica che antepone il profitto dell'impresa agli interessi dei clienti – approfittando cioè di ogni situazione di conflitto di interesse per fare soldi – può essere definito, a tutti gli effetti, il primo "pentito" della grande finanza."
Se c'è da dubitare di un "pentito", forse si può prestare più credito a un rinomato ricercatore, uno dei padri fondatori della moderna finanza d'impresa - Michael Jensen, professore ad Harvard - che negli ultimi anni ha dedicato tutta la sua attenzione a mettere in risalto il pericoloso scadimento negli standard etici prevalenti nel mondo del business e della finanza. Per Jensen siamo di fronte, innanzitutto, a una carenza di integrità intesa come la non disponibilità a negoziare sui principi e i valori a qualunque costo. Il punto che emerge da queste indicazioni e da non sottovalutare è che il sistema di valori su cui l'impalcatura finanziaria, almeno in parte, si regge è deteriorato e il suo deterioramento ha provocato un vero e proprio "scivolamento" del mercato. A tal punto che lo sfruttamento dei conflitti di interesse a spese dell'investitore, particolarmente quello meno accorto, è ormai diventato una forma di equilibrio, una situazione da cui sembra che nessun operatore abbia interesse a muoversi."

L'articolo poi porta alcuni esempi come soluzioni contro il dilagare di questi comportamenti disonesti nei confronti del cliente, affinché diventino l'eccezione ('espulsa dagli stessi operatori che partecipano al mercato') e non la regola. S'interroga quindi sull'efficacia di iniezioni di regolamentazione, sul divieto di certi prodotti finanziari, sull'attivazione di un filtro nella selezione degli operatori. Infine conclude affermando:

"Non c'è una risposta semplice a queste domande. Negli Stati Uniti una parziale risposta è stata la creazione di una authority ad hoc – il Consumer Protection Bureau – la cui missione è quella di lavorare per prevenire frodi, comportamenti ingannevoli e pratiche ingiuste nel mercato. Obiettivo: far sviluppare mercati destinati a servire davvero i clienti anziché essere luoghi dove questi debbano aver paura di avvicinarsi. Questa agenzia è stata fortemente avversata dall'industria finanziaria, al punto che Obama è riuscito a nominare il suo presidente solo pochi mesi orsono, sostanzialmente con un colpo di mano. Ovviamente, questa corrosione dell'integrità nel mondo degli affari e della finanza in primis, non è prerogativa americana, ma tocca anche i nostri intermediari (ne abbiamo un lungo track record). L'idea dell'authority ad hoc, con un mandato simile a quello del Cpb, potrebbe costituire una soluzione, ancorché parziale, da valutare anche nel nostro Paese".

Considerando le difficoltà riscontrate dallo stesso Presidente americano Obama di fronte alle lobby finanziarie, ritengo difficile che il controllo da parte di un autorità appositamente preposta, possa sortire miglior esito, sottraendosi ai poteri di entità sovra-nazionali, che con il loro giro d'affari, spesso superano il pil d'intere nazioni. 

Quello che servirebbe - quantomeno e prima di tutto  - è ridurre il loro potere e il loro giro d'affari con una precisa regolamentazione di tutto il sistema finanziario, che restringa il loro campo d'azione stabilendo pesanti sanzioni per coloro che non rispettano le regole.

Bisognerebbe vietare che una nazione sia sottoposta alla speculazione finanziaria ai danni dei suoi cittadini e vietare che un popolo paghi per i fallimenti della finanza privata.


"I don’t know of any illegal behavior, but will people push the envelope and pitch lucrative and complicated products to clients even if they are not the simplest investments or the ones most directly aligned with the client’s goals? Absolutely. Every day, in fact."
Greg Smith
"Non sono a conoscenza di eventuali comportamenti illegali, ma mi chiedo passeranno la 'bustarella' e offriranno prodotti lucrativi e complicati, anche se non sono quelli più semplici e allineati con gli obiettivi del cliente? Assolutamente. In effetti, lo fanno ogni giorno."

martedì 13 marzo 2012

Le banche d'affari sporchi: i panni della Goldman Sachs.

I media che parlano dei pigs e di come i cittadini greci siano causa del loro male, lo fanno occultando il coinvolgimento delle grandi banche d'affari.

Nel 1999 viene decisa la creazione della moneta unica , ma la Grecia non può aderire immediatamente. E' infatti lontana anni luce dai rigorosissimi enunciati del trattato di Maastricht. Ma ecco che qualcuno indica loro la soluzione.

La Goldman Sachs International, la filiale britannica della banca d'affari americana, fornisce nel 2001 una consulenza che prevede un operazione per truccare i conti dello Stato ellenico riducendo il suo debito al fine di farlo rientrare nei parametri di Maastricht. E così fanno sparire dai conti 2,8 miliardi del bilancio pubblico abbassandolo di due punti percentuali.

Per questa nobile 'truffa' legalizzata, la GS si fa pagare 600 milioni di euro e la Grecia vedrà schizzare il suo debito da 2,8 miliardi a 5,1 miliardi di euro nel 2005. In quattro anni, operazione dopo operazione, il debito quasi raddoppia.

La Goldman Sachs ha così acquistato 2,8 miliardi di titoli di stato ellenici emessi in dollari e yen e li ha convertiti in euro a un tasso di cambio fittizio attraverso la vendita di uno swap in valuta legato ai tassi d'interesse. Lo stratagemma consente ad Atene di iscrivere il 'nuovo' debito in euro ed escluderlo dal bilancio facendolo momentaneamente sparire. GS ha guadagnato ovviamente sulla commissione, ma anche sul tasso di cambio che ha fissato al momento della vendita.

Non solo, la GS ha venduto a tutti i possessori di titoli di stato - in moneta straniera - un particolare swap che tutelava sui rischi del tasso di cambio, ma che in realtà non serviva a nulla perché il titolo dipendeva prevalentemente dalla tenuta dei conti pubblici greci.

Così sparivano i soldi, facendoli passare, come per magia,  dal passivo all'attivo, sotto forma di titoli di stato in moneta straniera, ma in realtà quei titoli non valevano nulla, ma nascondevano una parte del debito sovrano.

L'operazione è stata confermata da Christoforos Sardelis e Spyros Papanicolau - dirigenti dell'agenzia di gestione del debito di Atene tra il 1999 e il 2004 - che hanno confessato la loro inadeguatezza nel valutare la complessità del contratto che nel lontano giugno 2001 era loro parso conveniente per il paese. Ma invece quasi subito la formula vincolante si rivela svantaggiosa. Con la caduta del mercato obbligazionario dopo l'11 settembre, il rimborso del debito pesa enormemente sul bilancio e la revisione degli accordi nel 2002 - che imponeva un tasso d'interesse legato all'inflazione nell'eurozona - ha poi fatto letteralmente esplodere il debito.

Ma la Grecia è solo la punta dell'iceberg. La notizia è emersa da un inchiesta giornalistica di Nicholas Dunbar ed Elisa Martinuzzi divulgata pochi giorni fa da Bloomberg. Non è infatti il solo paese che ha 'truccato' i suoi conti per soddisfare i requisiti dell'unione europea. Uno tra gli altri: l'Italia.

Per stessa ammissione della Goldman Sachs "i swaps sono una delle numerose tecniche utilizzate da molti governi europei per rispettare i parametri del trattato di Maastricht"

Questo è senz'altro un business ricco: la sola Grecia ha significato per la GS il 12% dei profitti della divisione che si occupava di questo tipo di accordi che nel 2001 ha fatturato la cifra record di 6,35 miliardi di dollari. Infatti, la grande banca d'affari statunitense, offre la sua consulenza ai governi, indicando i modi più 'complessi' per far quadrare il bilancio e intervenire sul debito sovrano. Tutto questo a tassi d'interesse spropositati. Per queste operazioni ha contato sulle capacità di uomini strategici tra cui - ricordiamo - Mario Draghi, l'attuale presidente della Bce che all'epoca era vicepresidente per l'Europa di Goldman Sachs International nel ramo aziende e debito pubblico (dal 2002 al 2005).

Super Mario è ritenuto - da alcuni - uno dei responsabili dell'attuale crisi greca.

La parentesi di Mario Draghi come 'piazzista' di trucchi di bilancio per la GS  dal 2002 al 2005 è la grande zona d'ombra nella reputazione del presidente della Bce scrive Le Monde. Due mesi dopo il suo arrivo al 133 di Fleet Street, sede della Goldman Sachs International, Draghi co-firma un articolo insieme al Premio Nobel per l'economia Robert C. Merton, giustificando il ricorso a queste pratiche 'legali' di occultamento dei debiti per stabilizzare l'imposta sul reddito ed evitare l'improvviso accumulo di debito.

Infine come rivela un articolo del New York Times pubblicato il 30 ottobre scorso, citando un ex-banchiere di GS (anonimo) M.Draghi è stato incaricato di vendere in tutta Europa questo tipo di prodotto finanziario lo 'swap' che permette di nascondere una parte del debito sovrano.

Tuttavia durante un suo intervento davanti al Parlamento europeo il 14 giugno 2011, M.Draghi - in qualità di presidente della Bce - escluse ogni conflitto d'interesse e affermò di non aver consigliato i governi europei sulla gestione del loro debito.

Ma i legami tra Draghi e la Goldman Sachs risalgono alle privatizzazioni italiane, dell'inizio anni '90, quando dirigeva il Tesoro. E tra le banche straniere, pronte a spartirsi la torta, la Goldman era in pole position. In particolare, nel 1993 ottenne il mandato per la cessione del gigante degli idrocarburi ENI.

Francesco Cossiga - l'allora presidente della Repubblica - ha accusato M.Draghi di aver favorito il suo futuro datore di lavoro nel processo di privatizzazione dei beni pubblici. Accusa che Draghi - ovviamente - ha sempre respinto.


Quando poi nel 2009 la stessa GS ha usato la sua posizione dominante per dare il via agli
attacchi speculativi alla Grecia ostacolando la vendita dei titoli ellenici in borsa, sapeva già che avrebbe vinto facile, guadagnandoci due volte. Perché i bilanci dello stato greco erano truccati e la Grecia non poteva ripagare i titoli a scadenza con i titoli spazzatura che aveva al suo attivo, proprio grazie alla banca d'affari americana. Lo ha dovuto ammettere persino Ben Bernanke  - Presidente della Federal Reserve Bank di New York (la banca centrale americana della quale la GS è la principale azionista) - al Senato di Washington nel febbraio 2010, dichiarando di aver aperto un'indagine sul ruolo della Goldman Sachs e altre banche d'affari nella crisi della Grecia.

Il resto è storia recente. La Grecia è praticamente fallita e gli attacchi speculativi della banca d'affari americana e degli altri colossi finanziari si sono spostati sull'Italia, la quale seppur ha evitato il default, non è fuori dalla zona pericolo, dovendo peraltro affrontare i diktat della troika: tagli e riforme strutturali che penalizzeranno la ripresa economica.


E intanto la soluzione per sottrarsi a questi attacchi speculativi delle banche sembra paradossale: l'insediamento dei uomini di fiducia della Goldamn Sachs nei punti strategici di comando. Una grande rete di conflitti d'interesse che si estende in europa, ma non solo.



Oltre Mario Draghi (ex ministro del Tesoro italiano, ex governatore della Banca d'Italia, ex vicepresidente per l'Europa di Goldman Sachs International associato incaricato delle aziende e debito pubblico, attuale Presidente della Bce)
spiccano:

PER L'EUROPA
  • Lucas Papademos (ex governatore della banca centrale greca che partecipò, a questo titolo, ai trucchi contabili operati dalla GS, vicepresidente della Banca Centrale Europea dal 1 giugno 2002 al 31 maggio 2010, attuale premier del governo tecnico della Grecia dal novembre 2011, membro della Commissione Trilaterale e del Gruppo Bilderberg)
  • Petros Christodoulos (ex traider della GS a Londra, governatore della banca centrale greca dal 1994 al 2002, oggi capo dell'agenzia del debito greco)
  • Otmar Issing (ex membro del direttorio della Bundesbank ed ex capo economista della Banca centrale europea)
  • Peter Sutherland (dal 1995 direttore non esecutivo di Goldman Sachs international, Procuratore Generale dell'Irlanda che ha partecipato dietro le quinte al salvataggio dell'Irlanda, ex commissario europeo per la concorrenza e primo direttore generale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, membro del comitato direttivo del gruppo Bilderberg, membro della Commissione Trilaterale di cui ha presieduto la sezione europea dal 2001 al 2010 e membro del consiglio della fondazione del World Economic Forum )
  • Antonio Borges (ha lavorato a livello europeo al progetto economico e monetario della Unione Europea, responsabile per l’Europa del Fondo Monetario Internazionale, membro del comitato esecutivo dell’European Corporate Governance Forum fondato dalla Commissione europea per stabilire regole comuni di corporate governance, vicepresidente della Goldman Sachs International presso la quale è approdato nel 2002, dal 1990 al 1993 è stato vicegovernatore del Banco de Portugal dove ha rivestito un ruolo determinante nella privatizzazione del sistema finanziario portoghese)
  • Mario Monti (attuale primo ministro italiano, con l’incarico di consigliere internazionale della Goldman Sachs, conferitogli nel 2005, presidente della Commissione Trilaterale e di socio del Bilderberg Group) 
  • Romano Prodi (ex primo ministro italiano, che fece aderire l'Italia alla moneta unica europea, entrò nella Goldman Sachs nel 1990, dopo sette anni da presidente dell'Iri)
  • Gianni Letta (ex sottosegreatrio alla Presidenza del Consiglio, dal 18 giugno 2007 membro dell'advisory board di Goldman Sachs International con compiti di consulenza strategica per le opportunità di sviluppo degli affari, con focus particolare sull'Italia, fu lui, si racconta, a suggerire di non impegnarsi in una partita tutta nazionale come il salvataggio Alitalia. Così come furono i suoi buoni uffici a facilitare il coinvolgimento nelle operazioni di finanza straordinaria effettuate in quegli anni da società pubbliche come Enel e Finmeccanica. Quando Letta tornò a Palazzo Chigi nel 2008, poi, come consulente venne scelto il commercialista Enrico Vitali, partner dello studio di Giulio Tremonti)
PER L'AMERICA
  • William Dudley (nuovo presidente della Fed di New York, ex capo economista della Goldman, che nel 2004 lodava i derivati)
  • Mark Patterson (capo del personale del dipartimento del Tesoro americano, ex lobbista della Goldman Sachs
  • Gary Gensler (a capo della Cfct, ex dirigente della Goldman Sachs che aiutò ad abolire la regolarizazione dei derivati)


La Goldman Sachs è la più potente banca d'affari americana che condiziona mercati e governi, lo confessa 'candidamente' Alessio Rastani (trader indipendente e operatore di borsa inglese) alla BBC rilasciando un intervista in cui dichiara che "i governi non governano il mondo, la Goldman Sachs governa il mondo"  lasciando sbalorditi i giornalisti in studio; perché queste cose gli operatori le sanno, ma di solito, non le dicono esplicitamente.








Infine sempre in tema panni sporchi della Goldman Sachs, si è facile rievocare una vecchia truffa per frode ai danni dello Stato italiano.

Nome in codice: Easy Credit

Lehman Brothers, Goldman Sachs e Jp Morgan, tre fra le principali banche d'affari mondiali, costrette a piegarsi davanti alla porta della Procura di Pescara. Bussano per restituire il maltolto e rinunciare a oltre 600 milioni di euro di crediti maturati con l'erario dopo anni di raggiri.

Davanti ai pm pescaresi, infatti, sperando di limitare i danni, Lehman Brothers, Goldman Sachs e Jp Morgan hanno accettato alla fine un accordo che prevede la loro rinuncia ai 600 milioni di rimborsi non spettanti e la restituzione di 52 milioni già incassati.

"Abbiamo transato; la faccenda è chiusa", commentano alla Goldman Sachs. "Siamo soddisfatti", dice invece la Lehman Brothers: "Abbiamo cooperato con gli inquirenti; la vicenda si sta chiudendo amichevolmente".

Ottimismo giustificato? Non proprio, visto che, nonostante la transazione, le accuse a loro carico restano e sono pesantissime: si va dalla truffa ai danni dello Stato (tentata e consumata) alla responsabilità penale e amministrativa per non avere adottato misure adeguate per evitare che dirigenti e dipendenti commettessero i reati.


Un aspetto molto delicato della vicenda, visto che il comportamento da 'furbetti' di Goldman Sachs International di Londra è andato avanti anche negli anni in cui vicepresidente e managing director (amministratore delegato) della società era Mario Draghi, dal dicembre del 2005 governatore della Banca d'Italia.

E cosa fa il governo? Nulla. Quali provvedimenti prende? Nessuno. Meglio accanirsi con la raccolta fiscale direttamente nelle tasche dei cittadini, per gentile concessione del sobrissimo Ministro Padoa Schioppa. Piuttosto il Tesoro continua ad avvalersi di Goldman Sachs come banca di riferimento privilegiata nel piazzamento dell’ultima emissione di global bond decennali da 3 miliardi di dollari con scadenza 20 settembre 2016, conferendole la qualifica di lead manager, assieme a JPMorgan e Citigroup. 

Intanto il procuratore di Pescara, Nicola Trifuoggi, e i suoi sostituti Giampiero Di Florio (esperto di reati finanziari) e Giuseppe Bellelli  passano al setaccio oltre 40 mila richieste di rimborso del credito d'imposta sui dividendi per gli anni 1999-2003, portando alla luce le dimensioni colossali del raggiro: complessivamente, ben 4 miliardi 300 milioni di euro, quasi una manovra finanziaria. E soprattutto, le responsabilità dei vari protagonisti.

La scoperta della truffa sui rimborsi risale al 2005 quando, dopo una indagine sulle richieste inoltrate da società inglesi, il Gruppo repressioni frodi della Guardia di finanza di Roma ha trasmesso un rapporto alla Procura di Pescara, competente per territorio visto che nella città abruzzese ha sede il centro operativo dell'Agenzia delle entrate che si occupa di queste pratiche. Secondo la nostra legislazione il diritto al credito d'imposta sui dividendi spetta unicamente alle società e agli enti residenti in Italia.
Un record di cui la Guardia di Finanza ha messo a nudo tutte le irregolarità, facendo emergere anche le responsabilità di tutte le altre istituzioni che hanno utilizzato le convenzioni bilaterali sui crediti di imposta sui dividendi firmate dall'Italia.

Se da Londra sono infatti partite richieste sospette di rimborso per 2 miliardi e 200 milioni di euro, anche dalla Francia (l'altro paese con il quale l'Italia ha stipulato un trattato per i crediti d'imposta sui dividendi) sono arrivate istanze per 2 miliardi di euro, molte delle quali inoltrate da Bnp Paribas e Crédit Lyonnais. Tutte regolari? Macché: la comparazione dei dati fatta dagli inquirenti "ha evidenziato un quadro complessivo analogo" e tale da far ritenere "con ragionevole certezza che le frodi inizialmente ipotizzate ad opera di soggetti inglesi siano state perpetrate con le stesse modalità anche da soggetti francesi".

Davanti all'enorme numero delle pratiche di rimborso da esaminare per ricostruire la truffa e individuare le responsabilità, Guardia di Finanza e magistrati hanno dovuto accantonare il contenzioso francese per concentrarsi sulle pratiche di rimborso provenienti dalla Gran Bretagna e inoltrate da Lehman Brothers, Goldman Sachs e Jp Morgan. Lo hanno fatto passando al setaccio la documentazione relativa ai soli titoli Eni e Telecom (i più appetiti e movimentati dagli investitori). Una scelta che ha consentito alla procura di Pescara di recuperare i circa 600 milioni indicati negli accordi, un tesoretto che secondo gli inquirenti potrebbe lievitare fino a circa 2 miliardi di euro quando saranno chiamate a regolare i conti con la giustizia anche le altre migliaia di soggetti finanziari che tra Gran Bretagna e Francia hanno partecipato al banchetto truffaldino e che stanno per essere iscritti sul registro degli indagati.


Fonte: L'Espresso del 01/06/2007

venerdì 2 marzo 2012

BCE 4 BANKS.



Per far ripartire l'economia: una semplice EQUAzione.
A cura della Bce per le banche.
498 miliardi erogati a dicembre al tasso dell'1% per 3 anni + 529 miliardi erogati a febbraio alle stesse condizioni = 1027 miliardi di soldi nostri alle banche!!!

E cosa fanno le banche per l'economia reale?




Chiedi credito alla Banca.
Digli che ti manda Mario, quello della Bce.
Esse stanno a guardare i cadaveri passare sotto i ponti. Chi ha riserve e potere tali da fronteggiare la crisi, si ritroverà con meno concorrenza e una posizione che lo renderà più forte di prima. Chi ha investito - nell'economia reale - magari indebitandosi, si troverà invece in difficoltà di fronte alla stretta creditizia e ai primi crediti non riscossi. Diventando egli stesso debitore insolvente suo malgrado. Ciò determinerà un effetto domino devastante.

Insomma le banche in tempi di crisi, il credito non lo erogano, figuriamoci poi, farlo con chi è in difficoltà. Non sono cattive, seguono una ferrea regola: il profitto fine a se stesso. Se c'è il sole, ti offrono l'ombrello. Quando piove, se lo riprendono. Sono fatte così.

Peccato che siamo noi a finanziarle: ad un tasso di tutto 'interesse'.


La questione è abbastanza paradossale:

Noi finanziamo il sistema bancario per non farlo crollare. Per farlo, c'indebitiamo con il sistema bancario che specula su di noi a tassi elevati.

Tuttavia a noi viene 'indicato' (dalla Banca Centrale Europea) di ridurre il debito pubblico. Perciò c'impongono dei diktat, poiché il debito presenterebbe condizioni di criticità, essendo peraltro finanziato dalla speculazione del sistema bancario che c'impone tassi d'interesse elevati.

Ma al sistema bancario - che presenta esso stesso condizioni di criticità (a causa della speculazione da loro perpetrata) - viene concesso credito ad un tasso d'interesse irrisorio, senza porre alcuna condizione (la garanzia dello stato 'è incondizionata, irrevocabile e a prima richiesta'). E favorendo il loro indebitamento.

E chi concede il credito alla banche in crisi? Noi, che siamo con loro indebitati e così facendo, di più c'indebiteremo!

Questa è la soluzione che propongono i governi della UE. Debito che finanzia debito con la creazione di moneta dal nulla, che finanzia chi specula sul debito, e non i cittadini.

Quei cittadini che il debito lo pagano con il loro lavoro a differenza delle banche, che il debito lo pagano emettendo credito dal nulla.

Una spirale che incatena il cittadino al debito nella misura in cui sarà ritenuta da autorità che non ascoltano il cittadino, ma i mercati finanziari che speculano sul cittadino.





Bce: depositi banche toccano nuovo record storico a 777 miliardi



Dietro le quinte, le banche italiane partecipano all’asta
dei pronti contro termine della Bce e 'acquistano' gli euro all'1% offrendo in garanzia i propri bond 
coperti dalla garanzia dello Stato italiano (noi), pagandoci uno 0,7 - 0,8% circa 
(grazie alla manovra Salva-Italia di Monti). 

La speculazione sul debito sovrano (noi) è servita ad un 6-7% d'interesse.

La BCE: da noi a noi, per noi...